È scritto educazione finanziaria, ma si deve leggere propaganda per il risparmio gestito. Si tratta in genere di propaganda cosiddetta istituzionale, cioè non del singolo prodotto, ma del tipo di investimento. Il giochetto è semplice: si dissuade dal fai-da-te (titoli di Stato, buoni postali ecc.) e si spinge verso i fondi comuni, le polizze vita, la previdenza integrativa.
Il buon vecchio TFR ha funzionato in modo egregio in periodi di alta inflazione: +10% di rivalutazione nel 2022 rispetto a perdite medie del fra il 10 e 11% della previdenza integrativa.
A chi ha Btp, Cct, azioni ecc. le banche cercano di appioppare un contratto di consulenza e alcuni addirittura minacciano di chiudere il conto a chi non obbedisce. Il fenomeno è generale, si va da grosse banche come Intesa-Sanpaolo a realtà minori come per esempio Banca Investis. Le tariffe sono pesanti, intorno all’1-1,5% annuo del patrimonio, nell’ordine quindi delle commissioni addebitate da molti fondi comuni.
La Covip comunica che l’anno scorso gli iscritti sono un po’ aumentati. Il brutto è che nuove adesioni derivano soprattutto da tre meccanismi perversi, perché basati su scelte compiute da altri. Meccanismi che cozzano contro il principio basilare, orgogliosamente enunciato dalla legge-quadro, che esse sono “libere e volontarie”.
In banca ostacolano in ogni modo chi vuole fare da sé. Ecco alcuni suggerimenti su cosa rispondere allo sportello. Pagina proiettata alla conferenza del 3-7-2024 all'Università di Torino.
Qualcosa gira storto nelle linee garantite della previdenza integrativa, cioè quelle destinate ai lavoratori che vi finiscono dentro senza averla scelta.
La strategia di sindacati, associazioni padronali, banche e assicurazioni, cioè di quanti comandano e traggono vantaggi dalla previdenza integrativa: procedere sottotraccia, per ingabbiare di volta in volta sottoinsiemi più o meno ampi di lavoratori. Stampa e televisioni omologate collaborano, dando a tali manovre la minore eco possibile e cioè di regola nessuna eco.
Non è facilissimo quadruplicare una tassa senza dare nell’occhio. Ma l’attuale governo c’è riuscito, a dimostrazione della sua superiorità rispetto a quelli precedenti.
Dopo un’assenza di oltre quattro anni, dal 7 marzo sono di nuovo disponibili i buoni fruttiferi decennali indicizzati all’inflazione italiana. Uno fra gli impieghi più sicuri per un risparmiatore italiano.
Indebitarsi fino al collo non va bene. Ma vantarsene è il colmo. In realtà c’è poco da rallegrarsi, visto il livello del debito pubblico italiano. È vicino al 135% del Pil.
Quanto detto riguarda i contribuenti italiani, che dovranno pagare gli interessi e poi rimborsare i titoli in questione oltre a tutti gli altri.